giovedì 31 marzo 2016


Io pure arrivo alle quattro. Con un colpo di penna - scusami - tu distruggi tutta la ricerca scientifica sulla evoluzione della specie.  L'uomo fu un'ameba. Dimmi quello che vuoi ma non credo di potere affermare che io sia ancora un'ameba. Scimmiottoni e scimpanzé? Non lo so. La nipore del questore M. amica mia fece dirci figli. Mia nonna ne fece sette perché il marito mio nonno che era al terzo matrimonio ne aveva fatto tre e però a 56 anni morì e mia nonna cessò di copulare e se no chissà quanti ne avrebbe fatto. Oggi le donne feconde in questo quindicennio del 2000 quanti figli  fanno? al massimo due, nella media uno, e preferibilmente zero. Mi si racconta che una bellissima mogliettina al marito disse io un figlio non posso farlo; deformo il mio fisico. Facciamo così. Andiamo in clinica; mi prendono un ovulo tu ci metti un seme.  Con la siringa lo fecondano: affittiamo un utero e così avrai il figliolo. Ovvio questo sta avvenendo nel mondo opulento quello in cui tu ed io all'inizio del duemila siamo entrati. Noi italiani per colpa di santa romana chiesa ci stiamo  entrando tardino. Ma insomma facciamo parte di quel mondo ruba tutto mitteleuropeo allargato agli USA, mi sforzo e ci metto il Canada ma escludo tutto il resto delle Americhe. Papa Cicciu viene di là e crede che basti un po’ di pauperismo francescano e molta teatro ed ecco risolto col paternalismo il momento critico (attenzione palingenesi) dell'Occidente. Non capisce che qui da noi è crsi di una società OPULENTA.

 

E sciagurati noi maschietti: la magistrarura in Italia è in mano della Boccassini. I sindacati in mano alle donne La Camusso fottè una mia amica molto bella di viso ma sfasciata dalla cintola in giù. Questa credeva di stravincere perché il suo referente  era più forte del referente della Camusso. Ma a Camusso ha vinto. La cisl? i mano alle donne: Il governo italiano? in mano alla Boschi piangente. La medicina? All'IFI tutte donne (e sono brave).  La scuola? i mano alle donne. Il XII Minicipio di Roma? in mano alle donne. Esperienza personale. Il corpo dei vigili di Roma alle donne. Marino a chi dà le sue carte di credito del Comune? Alle donne- La scuola devastata? in mano alle donne E' un gran casino, cazzo! Non sono abituate al potere e sono un disastro. La vice direzione generale della Banca d'Italia? ad una donna dopo la Tarantola. Ugo mi dice: non vale molto. Sarà mediocre ma comanda. Alla Banca d'Italia dei miei tempi le donne non potevano entrare  nella carriera direttiva perché figliavano, Oggi quando vedo la signora direttrice di una importante Sede in mano ad una donna, fremo.  Presunzione infinita, saggezza nessuna.

Vado sull'autobus all'ora dell'uscita dalle scuole: rabbrividisco: tutte ‘ste tredici/quattordicenni femmine già arriticate cattive sguaiate scosciate e i maschietti timidi con le mesce frosciati tutti che sfuggono alle impetuose compagnucce.

I maschi veniamo da millenni di potere. Ma ci siamo erosi, spompati, siamo rimbecilliti, abbiam perso grinta, autorevolezza. Le mogli ci dominano le sorelle ci inquinano, le zie ci viziano ancora ma attenzione non più  lo zione sporco che violenta la nipotina. Sono ‘ste vecchiarde che si portano a letto il nipotino a cui è cresciuta la peluria. Se si accede alle richieste di una robusta sedicenne che  alte e violente se non stai buono con un ceffone ti ammazzano peggio del bisnonno di Tanu Savatteri bè e quella ti vuole ricattare e ti  denuncia finisci  subito dentro: ha commesso violenza alla donna. L'8 marzo ti linciano. Se un tredicenne tra una masturbazione e l'altra viene afferrato messo giù e chiavato dalla zia cinquantenne, se va a dire che subìto violenza lo prendono per il culo tutto quanti. Poi magari acquisisce  traumi tali da non volerne più sentire delle donne e divenire froscetto in preda a maschiacci luridi e corrotti. Che mondo ragazzi!  Che mondo! Ma ad onta di tutto io sono un ottimista per imposizione politica. resto sempre comunista di ferro.

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Contro la forma la natura non vale! La tecnologia prevarrà anche la pillola antifecondativa è un ormone col quale si gioca senza sapere dove si sta andando. La pillola e una cosa concreta e di testosterone si parlava agli inizi. Le mutazioni possono avvenire certo ma non sono dovute al caso. I ghiacciai si sciolgono e non avviene per caso. Tutto si può fare. Si può distruggere il pianeta anche, ma questo non dimostra ciò che sostengo e cioè che è  contro natura spingere in avanti i desideri degli uomini al fine di una miglior vita che non c'e. È un circolo vizioso che ci costringerà al cannibalismo. Flora e fauna distrutte. Sovvertimenti climatici a gogo...

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La cercavo con fretta ne non la trovavo per risponderti. Finito di scrivere trovo il bilancio della nostra amata BI: VICE DIRETTORE GENERALE Valeria Sannucci: Consigliere superiore Donatella Sciuto; Sindaco supplente Anna Lucia Muserra. Funzionari generali .. capo del dipartimento informatica Ebe Bultrini (credo un'altra donna), Capo Dipartimento circolazione monetaria Letizia Radoni. Quando sono entrato io in BI (1° febbraio 1960^, se mi dicevano una cosa del genere  chiamavo la sanitaria per il manicomio che allora era aperto.

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Va bene e tutto ciò avviene perché ci sono donne che non figliano  e uomini che a causa della prepotenza di femmine virili si effemminano e scelgono, ripeto scelgono, di diventare omosessuali?

Nulla quaestio.

 

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Mia  carissima, se vinci tu cosa ci guadagni? se vinco io cavolo  se ci guadagni. La mia teoria è che in  quella inarrestabile corsa hegeliana della tesi antitesi e quindi sintesi superiore oggi siamo arrivati alla sintesi della donna egemone detentrice del potere sempre meno madre e sempre più potente. A noi maschietti  sta bene la cosa. Almeno nella società opulenta  è meglio riposare. l'otium dei filosofi greci ci sta molto bene; a voi la gestione del potere. Divertitevi. A noi il potere ci ha sfibrato. Voi lo ritenete importante. ve lo regaliamo. Tu Carissima sei come me, tu ed io veniamo dal millennio scorso  non riusciamo a percepire la palingenesi che un mutamento economico (una moneta unica senza valore ma onnipotente)  ha determinato un  salto di quantità direbbe Marx che ha determinato un salto di qualità incomprensibile persino un ventennio fa. Sciascia che dicono profetico neppure l'avvertì.

 

 

 

Sono stato molto caotico e  svolazzante. Ma non penso di avere sostenuto quello di cui mi accusi. Comunque non ha importanza. Io devo chiarire innanzitutto le idee a me stesso. Io una cosa non sarò mai: dogmatico. Mi sento vittima di un grosso complesso di Ulisse.  E poi penso che la verità è circolare mai lineare.
Calogero Taverna
da
Contra Omnia Racalmuto
altri quello che per me non comprendo.
sabato 26 dicembre 2015
flora racalmutese
g) La flora e questioni botaniche.
Racalmuto ha per il momento la fortuna di venire, sotto il profilo floro-faunistico – indagato e fotografato dall’appassionato e competentissimo dott. Giovanni Salvo, che sta davvero colmando, almeno qui, lacune secolari. Gli si dovrà tanta gratitudine per le sue pubblicazioni, corredate da splendide fotografie, sui lineamenti floristici e vegetazionali del territorio di Racalmuto.
Il nostro territorio – amcor più di quello di Milena – è «fortemente antropizzato e ricco in specie annuali, nitrofile, mentre esempi di vegetazione naturale si rinvengono nelle zone impervie e nei calanchi in quanto non adatte all’impianto di culture.» [1] Si può affermare che vi attecchiscano oltre 400 entità floristiche che vivono allo stato spontaneo. La maggior parte di esse è annuale (terofite), le altre sono erbe perenni o perennanti (emicriptofite e geofite) o arbusti ed alberi (camefite e fanerofite). Da segnalare: la biscutella lyrata (Cruciferae), il lathyrus odoratus L. (Leguminosae), l’Ononis oligophilla (Leguminosae); la Pimpinella anisoides (Umbelliferae); il Tragopogon porrifolius L. subsp. cupani (Guss.) Pigna; la Crepis vesicaria L. subsp. hyemalis ( Biv.) Babc. (Compositae). Ed inoltre: l’ Erysimum metlesicsii Polatschek (Cruciferae), l’ Astragalus huetii Bunge (Leguminosae), la Lavatera agrigentina Tineo (Malvacee).
Gli studi sulla confinante Milena hanno portato al seguente censimento della vegetazione (estensibile ovviamente anche a Racalmuto):
Vegetazione degli ambienti rupestri con queste presenze: Diplotaxis crassifolia (Rafin.) DC., Erysimum metlesicsii Po., Silene fruticosa L., Athamanta sicula L., Sedum dasyphyllum L. Cheilanthes fragrans (L.) Swartz;
Garipa a Thymus capitatus (L.) Hoffm. et Link con queste presenze: Thymus capitatus, Cistus Creticus L., Teucrium flavum L., Teucrium fruticans;
Prateria steppica ad Ampelodesmus mauratinicus (Poiret) Dur. et Sch.., con queste presenze: Ampelodesmos mauritanicus, Anthyllis maura G. Beck, Psoralea bituminosa L., Kundumannia sicula (L.) DC, Festuca coerulescens Desf., Hyoseris radiata L., Dactylis hispanica Roth, Brachypodium distachyum (L.) Beauv., Hypochoeris achyrophorus L., Reichardia picroides (L.) Roth, Coronilla scorpioides Koch, Scorpiurus muricatus L., Asperula scabra Presl., Hedysarum spinosissimum L., Urginea maritima (L.) Baker, Convolvulus atltheoides L., Anemone hortensis L., Asparagus acutifolius L., Rubia peregrina L., Dafne gnidium L., Cistus creticus L.;
Prateria steppica a Lygeum spartum L., con queste presenze: Lygeum spartum L., Catananche lutea L., Scabiosa dichotoma Ucria, Daucus aureus Desf., Eringyum dichotomum Desf., Lavatera agrigentina Tin., Ononis oligophylla Te., Aster sorrentinii (Tod.) Lojac.;
Vegetazione ad Arundo pliniana Turra, con queste presenze: Arundo pliniana, Cirsium scabrum (Poiret) Dur. et Barr;
Vegetazione nitrofila e subnitrofila, con queste presenze: . (durante il periodo estivo-autunnale) Kickxia spuria (L.) Dum. Ssp. Intergrifolia (Brot.) Fern., Chrozophora tinctoria (L.) A. Juss., Euphorbia chamaesyce L., Picris echioides L., Diplotaxis erucoides (L.) DC., Heliotropium europaeum L., Sonchus oleraceus L., Chenopodium opulifolium Schrader, Chenopodium vulvaria L., Ecballium elaterium (L.) A. Richard, Solanum nigrum L., Aster squanatus Hieron, Cynodon dactylon (L.) Pers., Polygonum aviculare L., Colvolvulus arvenis L., Delphinium alteratum Sibch. Et Sm., Conyza bonariensis (L.) Con., Ammi visnaga (L.) Lam; (durante quello invernale primaverile) Calendula arvenis L. Galactites tomentosa Moene, Centaurea Schouwii, Carlina lanata L., Reichardia picroides (L.) Roth, Hypochoeris achryrophorus, Fedia cornucopiae (L.) Gaerner, Linaria reflexa (L.) Desf., Echium plantaginum L., Borago officinalis L., Cerinthe major L., Lavatera trimestris L., Euphorbia helioscopia L., Geranium dissectum L., Hedysarum coronarium L., Hippocrepis unisiliquosa L., Scorpiurus subvillosus L., Lotus ornithopodioides L., Trifolium nigriscens Viv., Trifolium resupinatum L., Trifolium lappaceum, Trifolium squarrosum L., Melilotus infesta Guss., Lathyrus odoratus L. Lathyrus ochrus (L.) DC; (vegetazione infestante il grano) Neslia paniculata (L.) Desv., Torilis nodosa (L.) Gaertner, Carduus pycnocephalus L., Bupleorum lancifolium Hornem, Papaver hybridum L., Ranunculus arvenis L. Bromus rubens; (terofite a ciclo invernale-primaverile) Legousia falcata (Ten.) Fritsch, Anacyclus tomentosum (All.) DC, Rhagadiolus stellatus (L.) Gaertner, Galium tricornutum Dandy, Ridolfia segetum Moris, Allium nigrum L., Gladiolus italicus Miller, Phalaris brachystachys Link, Phalaris paradoxa L., Ornithogalum pyramidale L., Asperula arvenis L., Filago pyramidata L., Euphorbia exigua L., Rapistrum rugosum (L.) ALL., Sinapis arvensis L., Brassica nigra (L.) Koch, Leopoldia comosa (L.) Parl, Scandix pecten.veneris L., Medicago polymorpha L., Sherardia arvenis L., Lolium rigidum Gaudin, Sonchus asper (L.) Hill, Cichorium intibus; (vegetazione antropogena ai margine delle strade) Chrysanthemum coronarium L. (Crisantemo giallo), Malva nicaeensis All., Anacyclus tomentosum (All.) DC., Hordeum leporinum Link, Notobasis syriaca (L.) Cass., Bromus madritensisi L., Echium plantagineum L., Galactites tomentosa Moench, Erodium malacoides (L.) L’Her., Convolvulus althaeoides L., Beta vulgaris L., Foeniculum vulgare Miller;
Praticelli effimeri a sedum caeruleum L. su gessi, con queste presenze: sedum caeruleum L. (Borracina azzurra), Sedum micranthum Bast., Hypocoeris achyrophorus L., Campanula erinus L., Poa bullosa L., Valantia muralis L., Trifolium scabrum L., Medicago minima (L.) Bartal., Linum strictum L., Bromus fasciculatus Presl., Trifolium stellatum L., Stipa capensis Thunb., Crupina crupinastrum (Moris) Vis., Vulpia ciliata Dumort, Scilla autumnalis L., Ononis reclinata L., Ononis sieberi Beser? Rumex bucephalophorus L., Arenaria leptoclados Guss., Polygala monspeliaca L. Sideritis romana L.;
Vegetazione degli ambienti acquatici, con queste presenze: Populus nigra (pioppo nero, ma molto raro), Tamarix africana Poiret, Phragmites communis Trin. (Cannuccia di palude), Equisetum telmateja Ehrh., Nasturtium officinale R. Br., Apium nodiflorum (L.) Lag., Juncus bofonius.
Spigolando dal più divulgativo testo di Pratesi e Tassi, a Racalmuto si attagliano le formazioni vegetali dell’intera Sicilia, fatta eccezione della diffusione del castagno (Castanea sativa) sull’Etna, «ad opera dell’uomo» [2] Per il resto, possiamo anche essere pedissequi: «Gli “orizzonti-climax” presenti nell’isola, e cioè le formazioni più stabili e caratteristiche, sono essenzialmente quatro» e cioè:
l’Oleo-ceratonion, «che prospera nelle parti più basse e litoranee, e che consiste in una macchia sempre verde mediterranea i cui elementi più importanti sono l’oleastro (Olea oleaster), il carrubo (Ceratonia siliqua) e, a tratti, la inconfondibile palma nana (Chamaerops humilis), unica palma spontanea del bacino mediterraneo. Per lo più, però, questa vegetazione è scomparsa [e al suo posto prospera] una tipica graminacea dei luoghi arifìdi, la Stipa tortilis.» Altre piante del territorio: il lentisco (Pistacia lentiscus), la fillirea (Phillyrea angustifolia) e altri arbusti della macchia mediterranea;
«a livello leggermente più elevato vive la seconda associazione, quella del Quercion ilicis, costituita da una foresta sempreverde mediterranea a quercia, e soprattutto a leccio (Quercus ilex) e sughera (Quercus suber)». Su una radura nella parte nord del Castelluccio, rimangono ancora alcuni esemplari di “aggliannari” (in Traina, vocabolario siciliano: “agghiannara” o “agghiandra” = “frutto della quercia, del cerro, del leccio, e cibo dei porci: ghianda”). Nei recenti tentativi di forestazione poteva benissimo darsi impulso a siffatta piantagione, creando altresì le premesse per un ritorno alle porcilaie tradizionali ove i maiali possano venire depurati, dai mangimi transgenici, con “aggliannari” per il ripristino delle ineguagliabili salsicce dei miei tempi, di cui trovo testimonianze addirittura in carte del ‘600 conservate in Matrice;
«più in alto ancora sta l’orizzonte del Quercion pubescentis, o delle latifoglie eliofile, nel quale normalmente domina la roverella (Quercus pubescens), ma assai più spesso la degradazione ambientale ha lasciato solo una formazione a prateria steppica che ha per protagonista un’altra graminacea (Ampelodesmos tenax). Qualche volta, in luoghi più freschi e umidi, prende il sopravvento un’altra specie di quercia spogliante, il cerro (Quercus cerris).» V’è qualcosa del genere nello sprofondo di Sant’Anna, dopo la grotta dell’innamorata? In ogni caso, chissà se nel divisato recupero a fini turistici del Castelluccio troverà posto un rimboschimento con vegetezione autoctona, consona all’orizzonte del Quercion pubescentis!
Non dovrebbe altresì riguardare Racalmuto «il piano superiore, montano … del Fagion silvaticae, che ospita le residue formazioni di faggio (Fagus silvatica): qui un interessantissimo endemismo, l’abete siculo (Abies nebrodensis), oggi quasi distrutto, doveva in passato avere notevole diffusione.» Speriamo che, sempre al Castelluccio, possano tentarsi resurrezioni arboree di autoctone faggete.
Continuiamo a citare: «Purtroppo questa successione di ambienti è ormai in gran parte alterata e ridotta. Solo qua e là ne rimangono frammenti importanti e significativi, come avviene per le quattro specie di pini presenti in Sicilia allo stato spontaneo, di cui non sussistono ormai che esigue colonie: dal pino laricio (Plinus laricio) sul massiccio etneo, al pino domestico (Pinus pinea) sui Monti Peloritani; dal pino marittimo (Pinus noster) di Pantelleria, al pino di Aleppo (Pinus halepensis) delle pendici dell’altipiano meridionale e di varie isolette circumsiciliane.»
Il pino siciliano è ormai entrato nella più pretenziosa letteratura. Artefice principale: il pino di Pirandello. E si sa che anche il nostro Sciascia ebbe a dire la sua; a dire il vero riportando le apprensioni di un grande entemologo agrario racalmutese Giovanni Liotta, titolare di cattedra all’Università di Palermo. Sciascia lo ebbe presente nelle sue conversazioni – in articulo mortis – con il defunto giornalista Domenico Porzio e l’apprezzamento elagiativo, cui certo Sciascia non indugiava –nel bellissimo libro “Fuoco all’Anima”, purtroppo oggi censurato dalla famiglia. Lo Scrittore si era rammentato di una notizia sul pino di Pirandello che stava per morire che gli era stata fornitagli nell’autunno del 1988, quando già il Liotta era dal febbraio “professore di Ia” dell’ Istituto di Entomologia Agraria di Palermo. Il Liotta ci fornisce ora la versione autentica di quell’episodio [3] commentando: «Quando riferivo di questa notizia Leonardo Sciascia non annuiva, non dissentiva, non faceva alcun cenno palese che desse la certezza di un suo interesse. […] La notizia di mummificare il pino in realtà l’aveva fatto inorridire. […] Leonardo era fatto così: era un grande, paziente e infaticabile ascoltatore e quello che ascoltava, lo scremava, lo elaborava e, se necessario, lo riproponeva sotto una prospettiva di grande interesse.»
Anche Racalmuto ha il suo pino “letterario”: quello della casina di campagna dei matrona alla Noce. Lo rievoca Sciascia, lo celebra Bufalino ( … mantello verdissimo, sormontato all’orizzonte da un antico albero solitario …. [4]), ne coglie l’ineffabile incanto, in un momento di corrusca tempesta, il fotografo Pietro Tulumello (e qui davvero Sciascia ha malie evocative: un paesaggio del tutto simile all’Amor sacro e all’Amor profano del Tiziano: e la sera trascorre in esso come una delle tizianesche donne serene ed opulente … [5]). Noi continuiamo a mirare le chiomate piante che ancora avvolgono la casina di campagna del Barone Tulumello, al Cozzo della Loggia, sotto il Serrone. Ma quanto resisteranno?

giovedì 19 marzo 2015

A tutti capita di scatasciare, poco male! Capita pure al direttore di Malgrado Tutto. E' perentorio: se qualcuno osa dire bugie [che siamo in chiesa?] io lo chiamo in tribunale. E se le "bugie" le dice Terrana e mi dovessero riguardare, cosa debbo fare io? Non si preoccupi Egidio: io mi ci faccio una risata. Poi magari ricambio [e pesantemente].


A tutti capita di scatasciare, poco male! Capita pure al direttore di Malgrado Tutto. E' perentorio: se qualcuno osa dire bugie [che siamo in chiesa?] io lo chiamo in tribunale. E se le "bugie" le dice Terrana e mi dovessero riguardare, cosa debbo fare io? Non si preoccupi Egidio: io mi ci faccio una risata. Poi magari ricambio [e pesantemente].
In questo articolo di Malgrado Tutto del 1° dicembre 2014, vengo fatto oggetto di menzogne, derisioni, infamie ed altro ancora. Comincio col dire che l'articolo che si attribuisce alla REDAZIONE è una "bugia". Sbaglio se dico che è stato scritto e solo da mio cugino Gigi Restivo?
Io ne sono convinto e se posso un sassolino dalla scarpa me lo tolgo. Non se ne adonti Gigi: chi la fa l'aspetti.
Mi si dirà:  ma ci pensi ora? Purtroppo l'avevo intravisto, indispettito manco l'avevo letto. Poi non mi riuscì più di rintracciarlo. Non sono bravo nella tecnica archivistica di Malgrado Tutto. Stasera ci sono riuscito ed eccomi qua, a tentare una legittima difesa. Io ancora non ho chiesto di intestare una via a Ettore Messana. non l'ho ancora fatto perché la nipote non vuole. Ha troppa disistima di codesti pseudo giornalisti che per infangare il nome prestigiosissimo di Ettore Messana mi rubano le foto che la nipote mi ha accordato solo a maggior gloria di suo nonno. Bugia la mia signor Terrana? Mi chiami in tribunale.

 
 Calogero Taverna, che è solo un ispettore di vigilanza bancaria della Banca d'Italia in pensione e un superispettore (a suo tempo) del Secit di Reviglio non intende riabilitare niente e nessuno, è solo abituato a cercare la verità a 360 gradi e non limitandosi ad un documento specie se indebitamente oscurato per non farne capire la provenienza.

Questo documento proviene dall'archivio di Casarrubea;  ha valore storicamente nullo. Tutta una documentazione da me consultata dice il contrario come ho già varie volte illustrato. Se si è storici si sa delle caratteristiche del governo Nitti, dopo il reazionario governo V.E. Orlando. Per i fatti di Riesi Nitti fu aspramente attaccato dalla Destra a Roma. Codesto Trani (o Traina?) fa una relazione di comodo che viene del tutto smentita da quella del prefetto dell'epoca di Caltanissetta, come da me rinvenuto all'ARCHIVIO CENTRALE DI STATO.  Hanno fatto un monumento a Riesi per onorare i 5, 10, 20 100? contadini finiti trucidati dalla mitraglia sparata da Messana contro la volontà di un tenente dell'Esercito che invero ci rimise la pelle. Tutta la stampa dell'epoca non accenna minimamente a siffatta STRAGE di STATO. Invece MALGRADO TUTTO se la reinventa a maggior gloria del paese di Sciascia. E a leggere questo documento di Coco, sospetto almeno quanto a provenienza perché macchiato in punti chiave per non permettere l'individuazione (che bel modo di fare storia!) tra ipotesi, giudizi di valore, voglia di scaricare grosse responsabilità prefettizie su un maldestro giovane Vice Commissario d Polizia, cosa vien fuori?
- che Messana fu mandato a Riesi da Mussumeli non si capisce bene per portarvi due mitra o per farne un oculato utilizzo;
- che deve prendere provvedimenti di polizia verso facinorosi che se nel documento Coco vengono ombrati, aliunde sappiamo bene chi fossero e quanta  galera poi si sono fatta;
- che preso dal panico per l'accerchiamento di contadini lasciò (davvero è corretto  quel maligno "scappò"?) Riesi unitamente a tutta la varia forza pubblica;
- che si sospettò di lui come colluso con gli agrari (ma chi lo sospettò?)) e altre piccole stupidate.

MA  - e ciò  è quello che conta, lui il Messana - non ammazzò nessuno.

Al limite viene sospettato di avere detto "bugie", quelle che Terrana non tollera.  Giratela come volete,  Ettore Messana a Riesi non perpetrò alcuna STRAGE DI STATO, diversamente da quel che afferma l'ANPI di Palermo.

  
 Hanno chiamato in causa qui il prof. Giuseppe Casarrubea. personalità che io tanto stimo e costui
ecco come se la cavò:
1 dicembre 2014 a 19:16
Parecchi documenti obbligano a sospendere un atto amministrativo-politico come quello di intitolare una strada a Messana: soprattutto quelli che riguardano le accuse presentate dalla Commissione delle Nazioni Unite, per crimini di guerra, nel 1945 e quegli altri che dimostrano con quanto rigore Messana, allora questore di Lubiana, organizzò le deportazioni dei partigiani jugoslavi e delle loro famiglie in Italia e in Croazia, nel 1941-1942.
Io col prof. Casarrubea ho avuto un fitto scambio di corrispondenza e sapendo il professore uomo di onore non so se oggi abbia voglia di confermare quel che scrisse il 1° dicembre 2014. Del resto minimizza. Si attacca solo alla questione di Lubiana e come gli ho potuto dimostrare quella faccenda là non è come gliel'ha propinata la Cernigoi.

Ci torna ancora Malgrado Tutto, sperando di togliersi da dosso la spada di Damocle di una denuncia da parte della nipote del gr. uff. comm. di san Lazzaro e san Maurizio, l'ISPETTORE GENERALE DI P.S. dottor Ettore Messana, collaboratore integerrimo dopo Palermo di de Gasperi fino alla fine dei suoi giorni. Se fare del grande Racalmutese Ettore Messana uno stragista di stato là a Riesi del 1919 è una malevola, vomitevole calunnia, addirittura volerlo criminale di guerra in Lubiana  o a Trieste sa di follia storica. Basta conoscere i fatti consultando, come io ho consultato, le carte dell'archivio di Stato all'EUR ROMA.

Certo che Racalmuto si dovrebbe affrettare a dedicare una via a Ettore Messana, ma non
perché lo dico io ma per espungere la brutta nomea che al tempo della sindacatura Restivo si è fatta Racalmuto nell'imbrattare strade con nomi di personaggi molto equivoci e peggio per onorare massacratori in Ispagna di partigiani italiani.


 
 

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       Si può dedicare una strada a quest’uomo? Le carte sul ruolo del questore Messana nella strage di Riesi

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RICOSTRUZIONI. L’eccidio di Riesi: 8 ottobre 1919. I contadini tentano di occupare un feudo, si radunano in piazza, ma vengono fatti bersaglio della mitragliatrice dei soldati. Tredici contadini uccisi, un militare ferito. Quell’azione era guidata dall’allora vicecommissario Ettore Messana, originario di Racalmuto. Lo studioso di storia locale Calogero Taverna chiede che Racalmuto gli intitoli una via. Le carte dell’inchiesta ufficiale, pubblicate per la prima volta da Malgrado tutto, spiegano perchè non si può dedicare una strada a quel funzionario di polizia

La storia è antica, ma molto semplice. Uno studioso di storia locale, Calogero Taverna, appassionato delle vicende di Racalmuto alle quali dedica molto impegno, da qualche tempo ha deciso di riabilitare la figura del questore Ettore Messana, ingaggiando polemiche con chi si permette di sollevare ombre sul passato di questo funzionario di polizia che, da molti storici, è dipinto a luci e ombre.
Ettore Messana, nato nel 1888, cominciò come commissario in Sicilia, in seguito diventò questore di Lubiana, nei territori occupati dal fascismo, fu trasferito quindi a Trieste. Ricompare nel dopoguerra in Sicilia, a capo dell’Ispettorato generale di pubblica sicurezza incaricato di dare la caccia ai banditi e in particolare a contrastare le azioni della banda di Salvatore Giuliano. In questi passaggi, gli storici hanno sottolineato alcuni comportamenti ambigui, ancora oggi oggetto di studi che riguardano lo stesso Messana e molti altri suoi colleghi dirigenti di polizia che attraversarono il periodo fascista per approdare poi alla Repubblica. Lo storico palermitano Vittorio Coco sta proprio approfondendo il ruolo degli apparati di pubblica sicurezza tra fascismo e dopoguerra.
Ettore Messana (in primo piano) con Alcide De Gasperi
Ettore Messana (in primo piano) con Alcide De Gasperi
E proprio a Vittorio Coco dobbiamo la cortesia di averci fornito alcune pagine tratte dal fascicolo di Ettore Messana, nelle quali il capo dell’Ispettorato regionale di Pubblica Sicurezza, commendatore Traina, viene inviato a Riesi dopo la strage dell’8 ottobre 1919 (nella quale restarono uccisi tredici contadini che protestavano) per accertare i comportamenti dell’allora vice commissario Ettore Messana, dei soldati e della truppa che sparò contro la folla di contadini. Il giudizio disciplinare su Messana è abbastanza severo. E dovrebbe bastare quest’inchiesta a convincere lo stesso Calogero Taverna che è impossibile, al momento, dedicare una strada o una piazza di Racalmuto al nome di questo funzionario di polizia considerato, dai suoi superiori dell’epoca, responsabile di avere tenuto dei comportamenti che provocarono la strage.

 

ECCO IL TESTO DEL RAPPORTO

[Dalla scrittura si evince che il rapporto probabilmente fu trasmesso per telegramma]
Ministero dell’interno – Direzione generale della Pubblica Sicurezza – Roma, 17 ottobre 1919
Per notizia di codesta On. Divisione si comunica quella parte dei rapporti ricevuti dall’Ispettore Generale della P.S. Comm. Trani inviato per un’inchiesta a Riesi (Caltanissetta) che si riferisce al contegno tenuto dal Vice Commissario Messana Ettore in occasione dell’agitazione agraria scoppiata in detto Comune e del conflitto avvenuto colà l’8 ottobre.
“Questi contadini divisi in tre associazioni non hanno partecipato tutti agitazione iniziata sostenuta dalla lega agricola nella quale predominano pochi socialisti ufficiali. Solo primi mesi corrente anno agitatore Butera Giuseppe riuscì costituire lega sfruttando credenza Comune fra reduci di guerra che ritengono debba essere concessa terra. Propaganda negli ultimi tempi assunse forme rivoluzionarie cercando spingere avanti contadini atti violenza inscenando sciopero agrario con promessa che terre lasciate incolte sarebbero state cedute contadini giusta decreto prefettizio 15 settembre circa obbligatorietà coltivazione cereali.
Contro azione dirigenti lega svolgeva sua opera Vice Commissario Messana Ettore venuto qui missione da Mussomeli credendosi incoraggiato telegrammi Prefetto Sottoprefetto che chiedevano provvedesse energicamente perchè libertà lavoro fosse tutelata venisse impedita qualsiasi violenza procedendo norma Legge.
Però Prefetto a richiesta rinforzi telegrafava che ne inviava limitatamente con due mitragliatrici utili scopo intimidazione impressione aggiungendo doversene avvalere caso assoluta legittima difesa dopo esauriti mezzi ordinari caso impossibile in quanto avrebbe sempre inviato funzionari forze.
Azione Vice Commissario P.S. si rivelò con arresto segretario lega Butera Giuseppe con altri nove leghisti denunciati con altri sette tutti per istigazione delinquere violenza privata attentati libertà lavoro. Arresto produsse stasi agitazione ma mattina 7 corrente giunse inviato partito socialista Angeletti Alfredo che con violenza linguaggio propositi spinse contadini organizzati attuare occupazione terre e mattina 8 corrente guidò massa oltre mille contadini montati cavallo alcuni armati fucili con bandiera rossa in testa ad impadronirsi terre feudo Palladio.
Ettore Messana
Ettore Messana
Vice Commissario con forza disponibile in tutto 48 e con le due mitragliatrici si recò campagna ed intimò contadini riuniti sgombero feudo cosa che ottenne. Contadini che avevano circondato fabbricato ove trovavasi Gabbellotto si diressero paese riunendosi piazza centrale per sentirvi discorso dell ‘Angeletti. Sopraggiunse Vice Commissario con forza e fece intimazioni scioglimento assembramento. Lo Angeletti alle intimazioni interruppe discorso avvicinandosi Vice Commissario richiedendolo di fargli finire discorso ma Vice Commissario insistette sul dovere di sciogliersi ed allora Angeletti chiese che avesse ritirato forza che anche assembrati si sarebbero allontanati che diversamente avrebbe dato luogo eccidio.
Vice Commissario visto che la forza stava per essere accerchiata dispose venisse ritirata ma intanto dalla folla partivano colpi sassi che contunsero due soldati e quattro colpi rivoltella uno dei quali ferì soldato Jannanone che alla sua volta cominciò a sparare contro gli assembrati seguito in ciò dagli altri soldati. Intanto soldati incominciarono a sbandarsi per una via che dava alla campagna abbandonando due mitragliatrici alcuni fucili dandosi tutta fuga, affidandosi ognuno iniziativa individuale.
Azione ufficiali funzionario rivelatisi nulla appena iniziossi sbandamento truppa agenti forza pubblica.
Questa notte per misure prudenza saranno allontanati Vice Commissario P.S. e agenti e soldati con ufficiali che presero parte conflitto.
Da risultato indagini risulta agitazione contadini causa propaganda avvelenatrice ha assunto carattere di irriconcillabilità essendosi fatto credere potersi conseguire possesso terre. Però contadini pur ritenendo conseguire tale possesso terre non hanno preordinato alcun piano, e movimento scomposto poteva essere contenuto con trattative aspettando ritorno calma riflessione.
Azione Vice Commissario P.S. se trovava consenso proprietari gabellotti doveva apparire provocatrice facendo situare per alcuni giorni mitragliatrice sopra campanile di fronte locali lega resistenza senza alcuna immediata necessità.
Arresto segretario lega e nove soci non flagrante delitto furono ritenuti arbitrio polizia e dopo conflitto si è fatta circolare insinuazione che Vice Commissario P.S. sia stato comprato proprietari per tale azione. Azione contadini mattina 8 corrente si rivela remissiva in campagna e se in piazza vi fu chi sparò contro truppa nessuna manifestazione collettiva si ebbe da accertare propositi contro forza, Autorità, classi sociali. Scomposta fuga Vice Commissario P.S. forza pubblica ufficiali soldati non trova attenuanti contegno massa contadini popolazione che non commise eccessi di sorta, lasciado che soldato rimasto ferito in piazza si rialzasse si portasse propria abitazione di altro soldato ricoverasse e medicossi casa contadini ove fu bene accolto.
Nessuna manifestazione ostile fu fatta. Un vice brigadiere carabinieri venuto paese durante azione in piazza ai soldati e ufficiali rimasti in paese ai pubblici funzionari ad uffici pubblici ed ai cittadini. Gli uccisi furono collocati vicino chiesa furono fatti funerali senza alcun atto ostile verso alcuno, ciò che prova errate notizie fornite Vice Commissario P.S.”


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3 Responses to Si può dedicare una strada a quest’uomo? Le carte sul ruolo del questore Messana nella strage di Riesi

  1. 1 dicembre 2014 a 18:31
    Per capire meglio vorrei chiedere a Calogero Taverna: se fosse chiamato a pronunciare un discorso in occasione della scopertura della targa della ipotetica nuova via, cosa direbbe?

  2. 1 dicembre 2014 a 19:16
    Parecchi documenti obbligano a sospendere un atto amministrativo-politico come quello di intitolare una strada a Messana: soprattutto quelli che riguardano le accuse presentate dalla Commissione delle Nazioni Unite, per crimini di guerra, nel 1945 e quegli altri che dimostrano con quanto rigore Messana, allora questore di Lubiana, organizzò le deportazioni dei partigiani jugoslavi e delle loro famiglie in Italia e in Croazia, nel 1941-1942.

  3. 1 dicembre 2014 a 20:00
    Se Malgradotutto prima di accodarsi a denigratori della gloria paesana il comm.di San Maurizio e San Lazzaro Ettore Messana mi avesse consultato, GRATUITAMENTE avrei impedito siffatte scivolate di stile e di correttezza anche storica. I fatti veri furono altri e sono incontestabili. Un rapportino postumo magari sobillato da chi aveva interesse a sviare le gravissime responsabilità di autorità amiche vale poco se non lo si contestualizza,non se ne vede che fine avrebbe fatto e perché. Ho consultato tanta stampa coeva, tante relazioni, tanti documenti e posso affermare senza tema di smentita che nulla di quanto sopra corrisponde a verità storica. Non sono giornalista, non sono scrittore, non sono storico; sono solo un ex ispettore bancario e fiscale che era aduso a colloquiare con il dio ascoso in carte, documenti, elaborati e relazioni: solo che trattandosi spesso di banche correggevo: il dialogo è con il demone ascoso. Se la signora Giovanna Messana si deciderà a sporgere denuncia contro i denigratori disinformati di suo nonno, certo non mancherò di fornirle tutta la mia modesta assistenza. Solo un piccolissimo codicillo: non si scriva che si tratta del fascicolo personale di sua eccellenza l’ispettore generale di PS Ettore Messana- Quel fascicolo personale che io vado da tempo cercando è ancora top secret al Viminale e sono là poliziotti per divulgarne i segreti. All’ACS stanno i fascicoli personali versati nel 1973. Messana non c’è.
Carissimo Sindaco di Racalmuto,
non ti va assolutamente di leggermi e mi costringi quindi ad andare a  briglia sciolta. In Banca d'Italia ebbero terrore quando cominciai ad andare a brìglia sciolta: a Racalmuto invece amano ridersela. Ma so bene che ride bene chi ride ultimo.
Cari concittadini; ricordate la faccenda dei cinquecentomila euro per un ulteriore campetto sportivo a Piedi di Zichi? E le risse? Una bufera in un bicchiere d'acqua. Li abbiamo persi. Si poteva fare ma in un campetto che risultò non comunale. Ritiro dei fondi.  Il signor Sindaco era partito con l'impegno che ci avrebbe tenuti informati momento per momento. Poi chi l'ha visto? In proposito infatti nulla ci dice. Tanto la stampa locale dorme con lui. Basterà la festa di la beddra Matri di Lu Munti e saremo tutti felici e gabbati con il nostro beneamato sindaco in lucente tricolore.
Contenta la presidentessa per il bilancio (non si sa quale) approvato dalla minoranza (sempre più prona al sindaco più della maggioranza che invece almeno scricchiola) e quindi si accingeva a riscuotere il rateo dei cinquantamila euro che rivendica ai sensi di una non specificata legge.
Senonché l'altro giorno è arrivata una bolletta di luce evasa di 250.000 euro: in cassa comunale non ci sta manco un baiocco. Come si farà? Anche fisicamente Racalmuto resterà al buio: il sindaco potrà così farsi sonni tranquilli più e meglio di prima.
Certo vi sarebbero i quindici milioni di crediti liquidi ed esigibili di cui dico da tempo. Ma andrebbero a toccare qualche tasca di qualche intoccabile, in senso anche mafioso, e posso gridare quanto mi pare, da questo orecchio il sindaco non ci sente.
Succede che a mia moglie le arriva un accertamento certo e sicuro di un'evasione dell'imu del 2010. Ci va mio fratello, esibisce la delega bancaria, il cognato del sindaco controlla, allibisce: ma come più essere successo! esclama:  al loro pur scassato computer il pagamento di mia moglie risultava. Il cognato del sindaco sì affretta a consegnare a mio fratello un attestato di annullamento dell'ACERTAMENTO che ovvio risultava nullo illecito e altro (a sospettare). Pare che il sindaco non ne sappia nulla. Ha sonno e non ha tempo per vgilare.
Altro ed altro ancora, ma a suo tempo.
Con osservanza

dottore Calogero Taverna ex ispettore capomissione della Banca d'Italia ed ex superispettore del Secit dell'ex Ministro delle Finanze Reviglio.

mercoledì 30 marzo 2016

Quanto mi piacerebbe portare la Masi a Racalmuto e nel salone della mia Meryclanl potercela godere, vestita da Elena cerulea, mentre ci fa risentire le Olimpiche akrakantine di Pindaro. Non ce le potrebbe recitare in greco (che delizia sarebbe); ma anche nel volgare eloquio cantalenate da una attrice coltissima e sensibilissima come la Masi, gusteremmo lo stesso sentire: "Giunse, inseguendola, fino al paese/ di là dei soffi del freddo/ Boreàs; stette. e stupiva degli alberi./ D'essi un desiderio dolce lo prese:/ piantarli alla meta de' dodici giri/ per la corsa dei cavalli. Ed ora a questa/ festa viene benigno insieme ai gemelli/ pari a dei, figli di Leda slanciata." Basta con le banalità di Montalbano almeno nelle apriche colline di Sciascia.
Lillo Taverna
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        Lillo Taverna Grazie signora Masi, grazie di cuore. Stamani leggere le sue parole sui miei modesti excursus critico-letterari è stato come quando liceale prendevo un bel nove in italiano. Ora vecchio, in disuso non son più abituato ai riconoscimenti scolastici. Ma ...Altro...
        Lillo Taverna
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        Bolero Patrizia Masi a Lillo Taverna
        per Calogero Taverna
        Lillo caro, lascia che ti ringrazi pubblicamente per la tua bellissima recensione. Mi hai sorpreso e commosso. Era da tempo che non leggevo... una critica così acuta, sensibile e intelligente. Tanta attenzione per il nostro spettacolo, per noi, per me ... mi confonde, non ne ero più abituata. La critica teatrale brilla per la grande assenza. Di rado si accende qualche spot, a volte compare una recensione francobollo. Quali sono i criteri che determinano l’interesse a recensire uno spettacolo piuttosto che un altro, perché alcuni sì e la maggior parte, no, rimane un mistero. Vanno di moda le interviste o le presentazioni, ma quelle belle critiche di una volta, quelle stroncature magistrali che erano come pedate ben assestate nel sedere, quelle kermesse fulgide di cultura tra il critico e l'autore, quei niet che ti obbligavano a camminare rasente i muri per la vergogna, quelle che conservavi gelosamente nel cassetto con un fiocco e la rosa del debutto, quelle son diventate obsolete o, per dirla con un pizzico di poesia, ricordi d'antan.
        grazie, Lillo, per aver dato senso al nostro meraviglioso mestiere e alla nostra memoria!
        con profonda gratitudine e stima, Patrizia Masi

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        Lillo Taverna Grazie signora Masi, grazie di cuore. Stamani leggere le sue parole sui miei modesti excursus critico-letterari è stato come quando liceale prendevo un bel nove in italiano. Ora vecchio, in disuso non son più abituato ai riconoscimenti scolastici. Ma stavolta persino mia moglie, tanto scettica verso le mie cose preterintenzionali, mi ha sorriso compiaciuta.
        Non è da tutti, ma credo mai da un 'bancario' in ormai trentennale quiescenza, attirarsi l'attenzione di una magistrale artista, ammaliante nel dire sapientissima nella scrittura. Parlo, ovvio, di questa PATRIZIA MASI questa eccezionalissima autrice, attrice, regista, sceneggiatrice, grande donna di spettacolo ma soprattutto raffinatissima mente pensante, maceratasi negli studi e fiorita nei cieli della superiore cultura.
        Oggi non è certo più il tempo in Italia della fame, quella fame rievocata opportunamente dalla signora Masi nei bagliori del suo iltrasofisticato avanspesttacolo.
        Ma un tempo, c’era davvero anche qui in questa ormai Roma opulenta.
        Vi riflettevo quando domenica scorsa in un pretenzioso ristorante ad alta cifra per cranio eravamo assiepati senza alcun posto libero. E come in un avanspettacolo della Masi me la ridevo dello sciapito mago in bianco che lavando piedi di superprofumati baldi fusti foresti, attirando persino le ire ipocrite e razziste del marrano Magdi, ha successo tentando invano di spingere la sua corrotta e pedofila chiesa indietro nei secoli ai tempi del macilento e insalubre pauperismo di colui che visionario predicava agli uccelli.
        E come scenetta comica da intelligente avanspettacolo alla Masi ci potrebbe star bene.
        Ma come lettura civile e morale dovremmo pure da un lato essere soddisfatti del superamento epocale di carattere economico, economicistico, e d’altra parte, però, registrare paurosi deficit di cultura di poesia di umanesimo. E gli inviti a pensare a ricordare che promano da spettacoli intelligenti sofferti rievocativi alla Masi, non cloroformio, non oppianti camminamenti alla Montalbano, l’attore dalle gambe storte, su oleografici spiagge sotto una volta ben triste Ragusa mi costringono ad anelare al cinquecentesco rinascimento, alla pittura geniale creativa al cromatico sposalizio di natura e figura umana all'acostamento dell'amor sacro con l'amore profano alla procreazione della Voluptas dalla bella e ingenua Psyche.
        E gradisco persino lo scoppiettante cavalier Marino magari nel puzzle ardimentosissimo dello scrivere della nostra bella Ornella.
        Richiami sottili ma irresistibili che i bagliori della Masi scoccano vitali salvifici.
        Dobbiamo redimerci da questo dilagante materialismo dell‘incultura che ci sommerge in lotte infami contro i migranti miei fratelli arabi, contro la necrosi ideale che rendeva euforico l’obliato Craxi in politica, contro questa civiltà odierna dell’invidia astiosa di chi rubando pensioni senza averle scontate si scalmana i capelli contro padri della patria che pur hanno astutamente imposto negli agoni delle agguerrite consorterie mondiali della finanza e della liquidità valutaria quel miracolo economico italiano che ha seppellito la fame che magari con un pizzico di irriguardosa ironia la colta Masi ci rammentava.
        Ma non voglio essere parruccone. Consentitemi solo di ammirare codesta Msi che alle volte mi suonava come una Medea della tragedia greca, come inquietante voce ancestrale della mia origine culturale la Magna Grecia quando si parlava greco quel greco che per l’incultura di tanti derelitti precari ha sepolto il mio vecchio liceo classico. E senza cultura fingeremo di auspicare pauperismi francescani mentre sperperiamo soldi e salute visiva con gli i/pad della nostra accidia esistenziale, e senza cultura ci dissolveremo irritando madre natura che provvida sterilizza le nostre donne affusolandone i bacini ed effemina nostri uomini impauperendone il loro sperma ormai infecondo.