giovedì 5 ottobre 2017


Ettore Giuseppe Tancredi  Messana nasce a Racalmuto a Sant’Anna nel 1884, in un intervallo in cui il padre don Clemente, alle prese con le crisi economiche di famiglia, vi era approdato lasciando l’opulenta Palermo.

Qualche anno -  forse il tempo di fare le Elementari sotto quei truci maestri che usavano di gran lena la verga sulle mani dei bimbi svogliati ed ora chissà perché osannati  nello stradario dei nuovi quartieri oltre il Ponte del Carmine -  e quindi il ritorno a Palermo, nella capitale siciliana, ad erudirsi aggraziarsi, laurearsi.



Attorno al 1910, Ettore Giuseppe Tancredi Messana torna a Racalmuto e comincia la sua carriera da giovane avvocato. Ha  tempo e voglia di sposarsi con una gentil donna del Palermitano, fare un figlio e sbarcare il lunario anche nel truce periodo della grande guerra.



Quel dopo guerra fu però cupo feroce in perniciosa crisi economica. La famiglia della consorte di Ettore ha buoni agganci nel palermitano, specie con sua Eccellenza Orlando: Ettore e il fratello possono così entrare in polizia  da vice commissari.



Ettore venne destinato alla vicina Mussomeli. Ma accadde che Orlando va via da primo ministro e subentra Nitti. La prefettura di Caltanissetta (allora la questura era subalterna al prefetto) è disorientata. Comunque nessun occhio benevole verso questo vicecommissario venuto da Racalmuto.



Scoppia, in pieni comizi elettorali cui Nitti tiene tanto un gran putiferio in Riesi. Pasqualino latita, un tal Calì di Mazzarino vuol  fargli le scarpe. Un Allegretti agitato socialista approda dal Continente. Un forsennato personaggio, Butera, uscito dal seminario arringa il ‘basso popolo’ e anarchicamente vorrebbe istituire una micro Repubblica riesina  di stampo socialistoide. Di moda l’occupazione delle terre. Solo che a Riesi le terre sono feudi ben saldi nelle mani di gabellotti,  diciamo uomini di onore, fedelissimi ladri di signorotti e di rampolli di un feudalismo addirittura spagnolo.

Il prefetto di Caltanissetta  è abile manovriero: è tutto per la conservazione agraria ma non può opporsi a Nitti che cerca riprovevoli intese con socialisti sia pure ‘ufficiali’.

Che fare? Il signor predetto di Riesi ha una brillante idea: servirsi di questo strano vice commissario di Mussoli che non ha per nulla la grinta dello ‘sbirro’ (mi dispiace per i detrattori di Messana) ma che ancora luccica di curialismo avvocatizio, capace cioè di interloquire anziché ricorrere alla usuale violenza poliziesca.



 Lo prende, gli dà un irrituale incarico:  giostrare con  due mitra a scopo intimidatorio, mitra comunque che sono dell’esercito, che sono sotto la diretta responsabilità di un  inesperto tenentino di Acquaviva  e che un manipolo di maldestri soldati deve e può usare come e quando vuole. I carabinieri vengono tenuti in disparte. Presenti ma mai ufficialmente.



Ettore giunto a Riesi, in compagnia di tenentini inesperti e di soldati scalcinati ma con due mitra pronti a mitragliare, se la deve vedere con un guazzabuglio ribelle, e con gente facinorosa dalla pistola facile. Un tale Allegretti raccoglie la plebaglia che prima sottostava al Butera, un tempo seminarista ed ora agitatore irrequieto e indisciplinato, e  la porta ad occupare terre spagnole gestite da campieri dal ‘tascu tuortu’.



Arbitrio non ammissibile. Ettore si porta al ciglio del feudo (spagnolo) occupato e mostra i denti: il tenentino di Acquaviva fa schierarvi esercito e mitraglia  ed è pronto a far fuoco. L’Allegretti capisce l’antifona e fa disperdere i suoi scherani.



Ma non può darsi per vinto. Raduna i più facinoroso nella piazza centrale di Riesi e da un podio, forse un balcone, inizia un infuocato comizio non autorizzato. Ettore lo invita a desistere. Allegretti si apparta con Ettore per stabile una onorevole via di uscita per entrambi, il rappresentante della rivolta popolare riesina e il vice commissario tutore dell’ordine pubblica. Si era già deciso: Ettore faceva ritirare la forza pubblica del tenentino con il mitra e Allegri invitava quei truci villani e surfarara  a tornarsene a casa.

Avvenne che nel mentre partano dalla folla dei colpi di pistola che feriscono un soldato. Pronta la reazione. Qualcuno non  autorizzato mette il dito sul grilletto del mitra e sul suolo una falcidia di dimostranti.

Mentre Ettore Giuseppe Tancredi Messana colloquia ancora con il socialista Allegretti, i militari sbandano e si danno alla fuga. Al contempo scappano pure i dimostranti.  In un cortile il tenentino viene giustiziato; un galantuomo di Riesi di ambigua posizione politica viene aggredito e ferito.



L’ORA e il Giornale di Sicilia diffondono la notizia di quella agghiacciante strage. Giunge eco a Roma. Nitti, in piena campagna elettorale, viene aggredito dalla stampa di destra come uomo che blandisce facinorosi socialisti.



Nitti manda un ispettore generale di PS tal Trani. Intanto le acque a Riesi si erano calmate del tutto  per l’azione energica di un manipolo di militari e di carabinieri agli ordini di un  alto graduato dei carabinieri. La Prefettura di Caltanissetta cerca di sottrarsi alle sue responsabilità volendo far credere che aveva, sì, disposto l’uso di due mitra ma solo ‘a scopo intimidatorio’. Trani mi pare un  pesce fuor d’acqua nel cercare di fare chiarezza.  Liquida il Messana restituendolo al  commissariato di pertinenza. Redige un rapporto “segreto” che chissà come viene a galla solo nel 2012 e che non si sa come Malgrado Tutto può sbandierare. Malgrado Tutto pensava di poter seppellire l’onore del compaesano Ettore Giuseppe Tancredi Messana, ma non si accorge che quel rapporto Trani che Li Causi ebbe ad ignorare nel luglio del 1947 suona a totale discolpa del vice commissario nato a Racalmuto nel 1884.  



Il Trani manda via su due piedi il Messana da Riesi. Lo mette forse  in ferie obbligatorie. E’ troppo scomodo per il POTERE,  per il Governo, per la Prefettura di Caltanissetta, per le losche cosche locali ammanigliate a Pasqualino in contrasto a quelle del Mazzarinese ammanigliate all’avvocato Calì, trombato in quelle elezioni nazionali del 1919.



Ettore Giuseppe Tancredi MESSANA del tutto estraneo alla strage di Riesi (non per nulla la mafia locale giustizia il tenentino di Acquaviva e lascia in pace il racalmutese) non viene fatto neppure rientrare a Mussomeli. Letteralmente viene all’istante sbolognato, trasferito a Bologna.



Ma non ogni male vien per nuocere. Messana, fedelissimo al Re e alla Monarchia (monarchico lo sarà per tutta la vita ) a Bologna che fa? Si mette a perseguire un fascista della prima ora un certo sbandato Benito Mussolini. In casa Messana a Roma tanta documentazione in  proposito. Purtroppo negli sfracelli di famiglia questa importante documentazione è andata a finire in mani ostili, al momento dunque dispersa.



A Bologna Messana lascia il segno come persecutore dello sbandato Mussolini. Altro che fascista della prima ora signori dell’ANPI di Palermo. Almeno informatevi prima di calunniare. E Messana ebbe tanto a pagarla questa sua ‘bolognese bravata contro il futuro, allora imprevedibile, DUX. E il DUX salito al potere  quella colpa originale del Messana gliela fece pagare cara. Subito  ghettizzandolo sia pure con il grado di VICE QUESTORE a Bolzano, quindi impedendogli di salire di grado come questore di Palermo e dopo fregandolo come questore di Lubiana. Non solo,. Quando dovettero promuoverlo per punirlo del fatto che non si era sobbarcato agli ordini tedeschi volti ad incrudelire contro i partigiani o briganti slavi di Lubiana, nacque il problema della sede cui destinarlo. Per l’acquisito grado di ispettore generale di PS aveva diritto ad una sede di altissimo  prestigio. Chiede Bologna il Messana. Niente da fare. Ancora ostativa la colpa bolognese antimussoliniana. Finisce  a Trieste osteggiato dalla alta  gerarchia fascista. Lui, incauto, d’accordo con Senise cerca di fregarla quella perfida casta di gerarchi fascisti, ma questi sanno e mettono sotto tiro il Messana. Giunge l’8 settembre 1943. Il Nord è in  mano di Pavolini, sorge la Repubblica sociale di Salò. Messana deve scappare abbandonare tutto nascondersi a Roma nelle cinta muraria vaticana se vuol far  salva la vita.



Messana Fascista? Per obbligo sì finché poté e dovette. Ma dice consapevolmente Senise, capo della Polizia negli anni tristi della guerra del ’40, ‘non aveva l’animo del fascista’. Voi dell’ANPI come la mettete?



Il Fascismo trovò tra i piedi questo commissario di polizia in quel di Bologna che aveva osato perseguitare  il cavaliere Sua Eccellenza Benito Mussolini lo prende e lo trasferisce a Bolzano, lontano dalla Sicilia, dalla mafia di Mussomeli e di Palermo. Comunque la stima di cui gode Ettore Giuseppe Tancredi Messana è tanta per cui viene sì trasferito alla frontiera come dire al fronte, ma con il grado di Vice Questore.



A Bolzano il siculo Messana si trova bene, si guadagna la stima e la benevolenza della popolazione ed entra nelle grazie persino di un personaggio dell’alta gerarchia fascista il Grazioli che a dire di Bocca mancava di fanatismo ed osava mostrare simpatia per gli ebrei.

A Roma  al Ministro degli Interni il Vice Questore di Bolzano cresce in considerazione  e apprezzamento tanto che lo ritengono idoneo a dirigere la Questura di Palermo. Ma lì non è possibile andare per il guazzabuglio di interessi mafiosi che pur in epoca fascista e pur dopo il prefetto Mori si aggrumano disgustosamente. Il feudo mafioso di un senatore di Sutera  giostra a danno di Ettore Giuseppe Tancredi Messana, parola del denigratore Difrancesco.

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