mercoledì 2 maggio 2018

Racalmuto del Settecento nelle carte del fondo Palagonia.

 
Tra le carte del fondo Palagonia – pervenute all’Archivio di Stato di Palermo dalla famiglia dei Gaetani [1] - ricaviamo questo documento che ci pare illuminate per la storia feudale racalmutese, nel suo dteriorarsi settecentesco:
[f. 5]
Ecc.mo Signore
il Ill.mo duca d. Luiggi Gaetano possessore del Stato e terra di Recalmuto N.bus nelle sue scritture dice a V.E. che il sudetto stato si ritrova in deputazione ed amministrazione da più anni, il cui giudice deputato ed amministratore attualmente si ritrova l’illustre Preside d. Casimiro Drago, e con tutto che la gabella corrente di detto stato si trova nella più alta somma che giammai non fu il pagato, tuttavia li creditori suggiogatarij non hanno potuto giammai ottenere l’intera annualità, anziche nemmeno l’intera mezza annualità, tanto perché le suggiogazioni apo.te trascendono di gran lunga l’introiti dello stato sudetto, quando ancora perché consistendo la maggior parte delli introiti  da ... molini situati in parte di lavanchi ki ricercano ogni anno spese considerevoli per riparo di esse lavanche oltre le vacature che si bonificano alli gabelloti di detti molini; per quei tempi che non macinano, motivo che riflettendo oggi il supplicante ed anche le grosse spese di salarij ed altri che cagionando da detta deputazione, ed amministrazione onde ha considerato l’esponente come possessore di detto stato di Regalmuto, intervenendo prima che la maggior parte dei creditori suggiogatarij sopra detto stato gradualmente fare abolire che a detta deputazione ed amministrazione in circostanza anche di non potere questa sussistere a tenore degli ordini di S.E. in data 16 agosto 1735 per il quale si stabilì come la deputazione che non possono pagare a creditori l’annualità ed offerire a detti creditori suggiogatarij per conto delle di loro respettive suggiogazioni, di pagarli il 60 per 100 ogn’anno per l’importo di anni dieci; nel qual tempo però si devono consentire che l’amministrazione di detto stato resti e si faccia per l’esponente, con che per il consenso prestando dalla maggior parte di detti creditori suggiogatarij non se li possa dare nè inserire per detti dieci anni dalla minor parte di detti creditori suggiogatarij veruna sorte di molestia talmente che li detti creditori suggiogatarij in siffatta maniera vengono a conseguire  ogni anno durante la suddetta decennale  amministrazione dell’esponente non solamente l’intiera mezza annualità in due .. di decembre e maggiodi ogni anno, che non hanno mai conseguito, ma anche vengono a conseguire un’altra sesta parte  oltre di detti pagamenti, ed inoltre tengono la futura speranza di conseguire doppo la suddetta decennale amministrazione maggior somma; per il che possedendo l’esponente senza deputazione il sudetto stato independentemente d’ogni altro potrà facilmente invigilare all’augumento delli introiti del medesimo in beneficio anche di essi creditori, onde in vista di tutto ciò, considerando l’esponente che abolirsi la sudetta deputazione ed amministrazione e contentarsi la maggior parte di detti creditori suggiogatarij .. samministri su detto stato di Recalmuto per detti anni dieci del .. con l’obbligo di pagare a detti creditori suggiogatarij il 60 per 100 come sopra ogn’anno e durante la sudetta decennale amministrazione dell’esponente viene à resultare anche in beneficio delli sudetti creditori suggiogatarij. Pertanto ricorre a V.E. e la supplica si segni servita provedere ed ordinare che prestandosi prima il consenso della maggior parte delli creditori suggiogatarij, che non solo si abolisca la detta deputazione, ma anche cje la minor parte delli creditori suggiogatarij, che forse non interverrà a prestare il medesimo consenso, fosse tenuta ed obligata a concorrere colla maggior parte di detti creditori suggiogatarij dalli quali si presterà il consenso nel modo e forma di sopra espressati, ed acquiescerà e starà alla decennale amministrazione in persona del supplicante con l’obligazione come sopra per il medesimosenza che dalla detta minor parte di detti creditori suggiogatarij se li possa dare, a riflesso del  consenso forse prestando dalla maggior parte di detti creditori suggiogatarij per il spazio di detti dieci anni, nessuna sorte di molestia nè cancellare l’atti fatti per la medesima deputazione seu amministrazione, come s’ha pratticato per l’altre deputazioni fin oggi abolite;  vel ... si vorrà ordonare che sopra l’abolizione suddetta interverrà il consenso della maggior parte delli creditori suggiogatarij ed obbligare a detta minor parte delli creditori suggigatarii di concorrere ed acquiescere come sopra, come il tribunale della R.G.C. della Sede Civile, a cui spetta doversi provvedere vocatis creditoribus e in vista del consenso che si presterà per publici documenti della maggior parte dei creditori suggiogatarij, per resultare in beneficio delli medesimi. E ciò non ostante quasivoglia cosa che in contrario l’ostasse o potesse ostare, etiam che fosse tale che  .. se ne dovesse farre espressa ed individuale menzione quale s’habbia  .. per la sussistenza della presente, qualmente al tutto disponendo V.E. de plenitudine potestatis et ex certa scientia ... Datun Primo Junij 1736 ex parte G.S.d. Joseph Chiavarello  .. vocatis creditoribus per sp: de Paternò: Die sexto settembris 1736.
Jesus Maria
Item ista comm.do .., ac consensi maioris partis creditorium, tollatur deputatio de qua agitur, solutis prius juribus officialibus deputationis  status .. penes acta
per sp. de Joanni, Xileci, Paternò.
Copia Don Joannes Marchisi ..
 
 
 
Lo stato dei “naturali” di Racalmuto, e cioè le loro disponibilità in frumento e legumi, ci pare esaustivo in questo quadro statistico:
 
f. 302
 
Rivelo de naturali di Racalmuto e di alcuni delle Grotte di tutti i generi e novali della Ricolta X.ma Ind. 1762 prodotti nello Stato e territorio di detta terra, nel fego de’ Gibbellini e feudi d’Aquilìa e Cimicìa de RR. PP. Benedettini de Scalis:
 
forti
orzi
Fave
lenti
ceci
novali
salme 1123:3
salme 578:2
salme 367
salme 113:19
salme 126:7
salme 133:3
 
Rivelo fatto da’ Reverendi Sacerdoti di detta terra Jorati della SS.ma Inquisizione del Tribunale del Santo Officio di tutti li prodotti come trova in detto anno:
 
 
forti
orzi
Fave
Lenti
ceci
novali
salme 47
salme 36
salme 14:4
salme 0:3
salme 1:8
salme 4:1:3
 
Riveli de’ Chierici di detta Terra fatto d’ordine di Monsignor Vescovo di Girgenti emanato sotto li 20 Agosto 1762 per li prodotti di detto anno:
 
 
forti
orzi
Fave
Lenti
ceci
novali
salme 344:15
salme 154:14
salme 137:18
salme 7:4
salme 28:9
salme 26:9    
 
 
A fine secolo i fuochi erano saliti a 1961. In altra sede abbiamo scritto a lungo sull’evoluzione demografica di Racalmuto. Qui ci limitiamo ad osservare che la popolazione si era assestata a fine del Seicento intorno alle cinquemila unità. Dopo sarebbe scesa, ma davvero essa si è notevolmente contratta sino a toccare la quota di 4.757 nel 1713 (o secondo Maggiore-Perni nel 1714)[2]?
Noi francamente pensiamo che quel rivelo sia scarsamente veridico. La documentazione dell’Archivio di Stato di Palermo (Deputazione Regno, Inv. n.° 5 - RIVELI ANNO 1714 vol. n.° 1682) testimonia che a Racalmuto funzionari del censimento operarono dal ventotto maggio ottava ind. 1715 sino al “ primo Junii Millesimo septimo decimo quinto 1715”. Si era dunque in pieno interdetto religioso. Plausibile dunque che, se non il sabotaggio, almeno il disinteresse del clero locale abbia facilitato le diffuse omissioni del censimento di tanti racalmutesi, come sempre preoccupati delle conseguenze fiscali del rivelo.
 
Nel primo quindicennio del ‘700 non risultano epidemie di rilievo a Racalmuto. Gli indici di mortalità sono quelli della norma (allegato 5). Le nascite come sempre sono cospicue e per di più l’immigrazione è documentabile (famiglie come quelle degli Sciascia, dei Taverna etc., che erano emigrate intorno al 1660, ritornano a Racalmuto proprio a cavallo tra il XVII ed il XVIII secolo). Quella drastica contrazione della popolazione che vorrebbe il rivelo del 1714-15 non appare per nulla attendibile. Quel che è certo è che proprio al tempo del rivelo (1713-1715) il tasso di mortalità di Racalmuto era tra i più bassi della sua storia sino all’unità d’Italia (2,59% della popolazione media di quel tempo). E tale popolazione nel 1714, doveva, secondo le nostre stime, aggirarsi sui 5.370 abitanti (contro gli appena 4.757 che segnala il Maggiore-Perni con un divario del 12,89%).
Il XVIII secolo si chiude con una flessione della popolazione: i dati disponibili (quelli della Matrice e quelli dei censimenti ufficiali confermano) il repentino contrarsi della densità abitativa. Eccone alcuni elementi significativi:
 
Anno
Popolazione di Racalmuto
fonte
1748
6.063
Maggiore-Perni pag. 352
1795
7.620
Matrice Racalmuto - arc. Mantione
1798
7.630
Maggiore-Perni pag. 352
1801
7.138
Matrice Racalmuto - L’arc. Mantione appone questa annotazione: «terminata detta numerazione a 20 maggio 4^ Ind. 1801 Si vede che il popolo trovasi diminuito considerevolmente rispetto all'anno scorso»
 
Dagli archivi di Stato di Palermo ricaviamo qualche notizia sull’amministrazione del Comune di Racalmuto, una volta affrancato dal giogo feudale. Negli anni dal 1784 al 1787, il razionaledel luogo è don Francesco Perrone, il notaio ufficiale: d. Antonino Picataggi; manca il tesoriere: in sua assenza c’è un ”collettore ed esattore di tutte le tasse” sostituto; i giurati sono: d. Giuseppe Amella, Francesco Grillo e Pistone, Marco Matrona, Calogero Fucà; il sindaco è il Magnifico don Giuseppe Cavallaro. Vene pagata un’onza a Bonaventura Brutto per il pubblico panizzo; a m° Pietro Castrogiovanni tarì 1 e 8 grani “per avere acconciato la porta della chiesa di S. Rosalia”; altre spese per riparazione e manutenzione dell’orologio cui accudisce m° Vincenzo Terrana. Nel successivo esercizio del 1785-86  abbiamo i seguenti giurati: Bonaventura Lo Brutto, Giuseppe Scibetta Letizia, Salvatore Gambuto e Giuseppe Tulumello. Sindaco: Antonino Grillo. Collettore: don Giuseppe Amella.
Ecco alcune annotazioni relative al 1790: d. Giuseppe Amella è l’arrendatario che paga a m° Melchiorre Lo Cicero onze 11.7.14 “per altrettante dal medesimo pagate e distribuite a diverse persone per la santa solennizzazione della festa della gloriosa S. Rosalia, patrona di questa università, il 4 di settembre e cioè: a m° Francesco Galeano e compagni per n° 3900 maschi che si sparano nel corso della festa, onze 1.28. 0; a don Calogero Grillo per sei rotoli di cera a tarì 10 per rotolo, che si consumò in detta festa,  onze 1; al m° Mariano Busuito per fatiche per avere apparato la chiesa tarì 14; a d. Antonio Grillo per regalia per avere suonato l’organo, tarì 2; al rev. D. Morrino per avere rappresentato il panegirico della Santa, tarì 2; tamburi n° 4, tarì 21; trombi 4, tarì 25; piffaro: tarì 6; per il trionfo nel corso dell’ottavo: tarì 6; messe celebrative n° 13 tarì 19.10; figure n° 200 tarì 2.10; spese a minuto tarì 9,14; corsa: onze 1: che in tutto fanno onze 11.7.14.» Per l’esercizio 1790-91, Giuseppe Amella «pagava per patrimonio urbano per la nona indizione onze 1.126 . 15 - 18
Nel 1791 “arrendatario”  di Racalmuto figura don Giuseppe Amella; d. Calogero Amella risulta il “fisico” locale. I giurati sono: Calogero Tirone, Giuseppe Scibetta, Vincenzo Tulumello e Calogero Fucà. Il 20 gennaio 1791 sono «pagate da Amella al sac. D. Nicolò Pantalone tarì 11.10 per il prezzo di due corde di canape necessarie per la mappera dell’orologio; a m° Lorenzo d’Agrò tarì 2 in prezzo di chiodi e pezzi di tavola necessari per l’acconcio dell’orologio». 21 maggio 1791: «Amella paga tarì 4 per eligersi dai giurati un barbiere più adatto ed abile per apprendere il metodo dell’innesto del vaiolo, giusta la pratica insegnata a diversi barbieri chiamati in Palermo per apprendere la suddetta maniera di eseguire il suddetto innesto a norma delle istruzioni». Il 16 giugno 1791 viene eletto m° Giuseppe Romano.» Il 31 di agosto Giuseppe Amella corrisponde a Nicolò Pantalone “onze 9 per onorario di tutto l’anno per avere la cura dell’orologio di questa Università.
1791-92: «Viene nominato procuratore del tesoriere Giuseppe Tulumello, don Croce di Napoli. A Francesco Restivo onze 4 per loero della bottega della neve e sue fatiche per la vendita di detta neve come da mandato.»
1792-1793: «viene esposta la reliquia di S. Rosalia per la serenità del tempo e penuria della fame. Tarì a Cicero per averli erogati per formare una sepoltura fuori la terra per la quantità di morti in questo sterelissimo anno 11a indizione.»
Nel 1793 cambia il quadro amministrativo: Pietro Scimonelli diviene maestro razionale; giurati sono: Antonio Grillo e Brutto, Francesco Pomo, Girolamo Grillo Alessi. Vengono eletti deputati a norma di una circolare del 1793: Antonino Sferrazza, Salesio Vinci, Angelo Gabriele Mannarà, Antonino Grillo e Mattina, Giuseppe Cavallaro. Don Giuseppe Tulemello è il tesorerie.
L’anno successivo, nel 1794, il razionale è Santo Impellizzeri; deputati: Francesco Vinci (che, se non andiamo errati, deve essere quello che nel 1760 scrisse la storia di M. SS. del Monte e fu chierico nel seminario di Agrigento), Giuseppe e Bernardo Grillo, nonché i magnifici Onofrio d’Amico, Giuseppe Monserrato e don Calogero Amenti. Arrendatore del patrimonio urbano: don Vincenzo Tulumello per la somma di onze 1.126.15.18.
Per l’esercizio 1794-1795, abbiamo: razionale, don Carlo Calabrese; deputati: Calogero Ferrante, notaio Antonino Picataggi, notaio Cristofaro Pomo. I giurati sono: Giuseppe Baeri, Girolamo Gambuto, Raffaele Cavallaro, Raffaele Grillo e Addamo. Collettore è il notaio Ignazio Tulumello.
Per il 1797 e 1798 il razionale è Domenico Impellizzeri; i deputati locali sono: il barone d. Girolamo Grillo, Giuseppe Mattina, Raffaele Grillo e Belmonte; i giurati: Salesio Vinci, Vincenzo Bellavia, Paolo Baeri e Giuseppe Matrona. “L’intero civico patrimonio si gabella a d. Raffaele Bisanti, procuratore di d. Felice Cavallaro”.
Il secolo si chiude con queste cariche: razionale, Francesco Pirrone; deputati: Salvatore Gambuto, Giuseppe Mattina. Calogero Farrauto assume la carica di regio proconservatore. I nuovi giurati: Marco Matrona, Gaspare Savatteri, Antonio Bellavia, d. Vincenzo Grillo e Ingrao. Come collettore figura d. Vincenzo Bellavia. Tesoriere è ora don Antonio Grillo ed Alessi.
 
 
 
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